La leggenda di Glauco il pescatore, divenuto tritone del mare

Un’antica leggenda narra che, nel IV secolo A.C., vivesse a Messina un giovane bellissimo, di nome Glauco, ritenuto da tutti il figlio di Nettuno. Amante del mare, decise un giorno di costruirsi una barchetta con la quale perlustrare lo Stretto, dedicandosi all’attività della pesca. E così, ogni giorno, questo giovane bello come un dio scendeva in mare con la sua barca e le sue reti e tornava al tramonto con le ceste piene di pesci.

Avendo una bellezza particolare, era fonte di attrazione da parte delle Nereidi, delle Ninfe e delle Sirene ammaliatrici, che si aggiravano nei pressi di Capo Peloro alla ricerca del suo sguardo e del suo sorriso. Tra queste, anche la bellissima Scilla cominciò a nutrire forti emozioni nel guardarlo e così, un giorno, incontrando da quelle parti la maga Circe, le confidò il suo amore e cominciò a recarsi insieme a lei nel laghetto dei Margi per osservarlo. Ma alla sua vista, anche Circe se ne innamorò e, crudele com’era, compì un sacrilegio: trasformò la bella Scilla in un mostro marino e si avvicinò a Glauco, col quale iniziò a passare gran parte del suo tempo. Ma la maga Circe era piuttosto volubile e così, un bel giorno, decise di abbandonarlo e se ne tornò nella sua isola di Eea.

A quel punto Glauco comprese tutto e si rese conto del destino crudele a cui la perfida maga aveva condannato sia lui che la dolce Scilla. Il giovane prese allora a recarsi ogni giorno nell’antro in cui viveva la dolce fanciulla, divenuta oramai un mostro, ma riceveva da lei soltanto latrati minacciosi e tentativi di inghiottimento. E fu così per lunghi anni, fino a quando il bel giovane divenne un vecchio sempre più stanco e segnato dall’età. Nonostante gli acciacchi e la stanchezza, Glauco continuava però a pescare e fu così che un bel giorno, mentre tornava da una pesca lontana, vide in mezzo al mare un’isola bellissima, verde, piena d’erba argentea, alberi e fiori e decise di attraccare là. Sedutosi su quel prato, si accorse immediatamente che il frutto della sua pesca – a contatto con quell’erba – riprendeva vita e che tutti i pesci si rituffavano in mare. Sbalordito dall’accaduto, decise allora di mangiarne un po’ quando, in un momento, un grande fremito colpì il suo corpo che cominciò a diventare verde e a tramutarsi in pesce. Immediatamente Glauco si tuffò in mare e vide nelle sue profondità un giardino bellissimo dai colori meravigliosi, dove decise di abitare.

Ancora oggi si narra che, quando il mare è in tempesta, Glauco riaffiora dall’acqua e, improvvisamente, le onde si placano e le acque tornano ad essere pacifiche.

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