Giovanni Pascoli. Il Poeta che amò Messina

Certi luoghi ci restano dentro, sono quei posti in cui la bellezza del paesaggio si fonde con esperienze straordinarie e incontri magici. Quelli che il tempo trasforma in luoghi della memoria, in cui tornare con la mente ogni volta che ci va. Probabilmente è con questi sentimenti che il poeta Giovanni Pascoli ripensava a Messina, anni dopo averla lasciata.

Nella bella città dello Stretto, infatti, il poeta romagnolo visse dal 1897 al 1903, insegnando letteratura latina all’Università. Furono anni spensierati e ricchi d’ispirazione; la bellezza di Messina lo affascinò a tal punto da suscitargli meraviglia e attaccamento. Se a tutti è nota l’avventura siciliana del Pascoli, in pochi, forse, conoscono le storie legate ai luoghi più significativi della città e le amicizie, anche illustri, capaci di sopravvivere all’inclemenza del tempo e della distanza.

Giovanni Pascoli dimorò prima in via Legnano; in seguito si trasferì in un appartamento a Palazzo Sturiale, nella piazza detta “Don Fano”. Qui fece la conoscenza di Giovanni Sgroi, il portiere dell’edificio, un uomo dall’aspetto assai bizzarro, a cui il poeta si affezionò moltissimo. Nel tempo libero, il Pascoli amava gironzolare per la città, immergersi nella sua calda atmosfera, fatta di suoni, colori e profumi indimenticabili. Le sue mete preferite erano la Palazzata e la spiaggia di Maregrosso da dove poteva ammirare l’azzurro infinito del mare. Durante una delle sue passeggiate, il poeta fece un incontro che lo colpì particolarmente: una bimba povera gli si avvicinò per chiedergli uno dei fiori che teneva tra le mani. Si dovrebbe pure ricordare di quella volta in cui contrasse il tifo, dopo una scorpacciata di ostriche presso il lago di Ganzirri, e lo splendido autoscatto realizzato con la sua macchina fotografica Kodak, sul balcone dell’appartamento di Palazzo Sturiale. Frammenti di vita e di poesia che si mescolano nel quotidiano, e ci restituiscono un’immagine del poeta più spontanea, lontana dalle austere pagine della critica letteraria.

L’amore per Messina e i messinesi più volte testimoniato attraverso i suoi scritti, riceve ulteriore conferma dalla sua reazione alla notizia del terremoto che distrusse la città nel 1908. Circostanza in cui il Pascoli lascia trasparire tutta la sua disperazione, incomprensibile se non alla luce del profondo legame che lo univa alla città dello Stretto e che viene sintetizzata mirabilmente con queste dolcissime parole: “Qui dove è quasi distrutta la storia, resta la poesia”. Un ultimo estremo saluto, epitaffio perfetto su una tomba che non avrebbe mai più potuto visitare.

 

Stefania Arinisi

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